Google Leak: ovvero la rivoluzione nel Ranking SEO

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Cosa sappiamo dalla diffusione di informazioni segrete sui fattori di ranking assegnati da BIG G

Sta facendo scalpore nel mondo della SEO una recente fuga di notizie che ha svelato dettagli senza precedenti sul funzionamento interno dell’algoritmo di Google Search, grazie alla diffusione di un documento di oltre 2.500 pagine che descrive 14.014 attributi dell’API interna di Google, nota come “Content API Warehouse” datato marzo 2024.

Documento e fuga di notizie sono state già confermate da Google alla rivista The Verge.

Stando ai report, questo leak potrebbe avere un impatto significativo sul mondo della SEO, offrendo ai professionisti un’occasione unica per approfondire i meccanismi con cui Google valuta e classifica i contenuti online.

Molti di questi attributi però smentiscono parecchie delle linee guida che Google ha sempre comunicato di non prendere in considerazione nell’analisi, valutazione SEO e relativo posizionamento sulle SERP.

Rand Fishkin ed Erfan Azimi

Queste informazioni sono state rese note da Rand Fishkin, cofondatore di Sparktoro, dopo aver ricevuto una mail da un ex dipendente Google, fonte che si è poi rivelata essere Erfan Azimi SEO dell’agenzia EA Eagle Digital, contenente una massiccia fuga di documenti API dalla divisione Ricerca di Google.

Tra le rivelazioni più interessanti del documento, figura l’uso dei dati raccolti tramite il browser Chrome per calibrare il ranking delle pagine, una pratica che Google non aveva mai confermato esplicitamente. Inoltre, il documento svela l’esistenza di whitelist per settori specifici, come viaggi, COVID-19 e politica, e l’archiviazione di tutte le versioni di ogni pagina web indicizzata, utilizzata per monitorare l’evoluzione dei contenuti e identificare pratiche manipolative.

Reali parametri di valutazione SEO analizzati da Google

Ma quindi quali sono i parametri che Google prende in reale considerazione secondo i documenti confidenziali:

  1. Clic e impressions: l’uso di goodClicks e badClicks si rivela un criterio fondamentale nel processo di filtraggio dei risultati di ricerca. Google non si limita a considerare ogni click generato dall’utente ma classifica questi click in base alla loro rilevanza, utilizzando sistemi sofisticati per distinguere tra engagement produttivo e interazioni di scarso valore. Navboost e Glue emergono, quindi, come strumenti essenziali per affinare la qualità dei risultati di ricerca, premiando le pagine che effettivamente migliorano l’esperienza utente attraverso contenuti pertinenti e di qualità. L’attenzione di Google alla durata dei clic e alle impressioni conferma ulteriormente l’importanza data al comportamento reale degli utenti e alla loro soddisfazione.
  2. Valore e autorità del dominio: un’altra rivelazione notevole riguarda il concetto di Site Authority. Contrariamente a quanto dichiarato in precedenza da Google, sembra che l’autorità complessiva di un sito web giochi un ruolo decisivo nel determinarne il ranking. Fattori come la qualità dei contenuti, i link in entrata e l’engagement degli utenti influenzano direttamente questa autorità. Di conseguenza, un sito con una solida reputazione e contenuti di alta qualità ha maggiori probabilità di posizionarsi in posizione privilegiata nei risultati di ricerca, rivelando così l’importanza critica di costruire e mantenere un’alta autorità di sito.
  3. Siti piccoli e blog: gli ultimi leak hanno anche rivelato che Google potrebbe trattare i piccoli siti personali o i blog in maniera differente rispetto ai grandi siti commerciali. Attraverso l’uso di moduli specifici o flag, la piattaforma sembra offrire un trattamento preferenziale a questi siti, a seconda della loro qualità e pertinenza. Questo potrebbe rappresentare una possibilità di visibilità incrementata per i piccoli produttori di contenuti che soddisfano i criteri di qualità di Google.
  4. Età e storia del brand: infine, tra le rivelazioni emerge l’importanza attribuita da Google alla storia di un dominio e al brand ad esso associato. Domini con un’eredità di contenuti di alta qualità e un brand solidamente riconosciuto godono di un vantaggio competitivo. Ciò sottolinea l’importanza di una gestione coerente e di lungo termine del dominio e della marca, fattori determinanti per un posizionamento di successo nei risultati di ricerca.

Cosa dice Fishkin

Dopo aver visto alcuni dei punti più importanti dei Google Leaks, ecco i principali punti salienti del Google’s Content Warehouse sui quali Fishkin punta l’attenzione:

  • Evoluzione e concorrenza di Google: Fishkin osserva che Google è passato dall’essere un motore di ricerca a un concorrente diretto per molti siti web. Questo cambiamento implica che Google mantenga gli utenti all’interno del proprio ecosistema fornendo risposte direttamente nelle pagine dei risultati di ricerca, spesso senza la necessità di cliccare sui siti esterni.
  • Impatto sul traffico e sui creatori di dontenuti: nel corso degli anni, le pratiche di Google hanno sempre più deviato il traffico lontano dai creatori di contenuti originali. Funzionalità come i “featured snippets” e le “zero-click searches” mostrano i contenuti direttamente nei risultati di ricerca, riducendo la necessità per gli utenti di visitare il sito sorgente. Questa pratica è stata criticata per essere sfruttatrice, poiché si basa sui creatori di contenuti senza fornire loro un traffico equo in cambio​.
  • Dati sui CTR e Tendenze di Ricerca: l’analisi di Fishkin include dati sui click-through rates (CTR) dai risultati di ricerca in SERP. Egli evidenzia che una parte significativa delle ricerche non porta a clic (zero-click searches), il che significa che gli utenti trovano le informazioni di cui hanno bisogno direttamente sulla pagina di Google. Questa tendenza sottolinea la necessità per i marketer di diversificare le loro fonti di traffico al di là di Google.
  • Consigli per i Marketer: data la dominanza di Google e la tendenza verso le zero-click searches, Fishkin consiglia alle aziende di sviluppare strategie per attirare traffico da altre fonti. Ciò include la costruzione della domanda di brand al di fuori dei motori di ricerca e l’utilizzo di altre piattaforme per raggiungere il pubblico.
  • Critica delle Pratiche di Google: Fishkin è diventato sempre più critico nei confronti delle pratiche di Google, che vede come un uso ingiusto dei contenuti creati da altri per mantenere gli utenti all’interno del proprio ecosistema. Egli sottolinea che la relazione tra creatori di contenuti e Google è passata da una simbiotica a una sfruttatrice negli ultimi anni.

Implicazioni per il Futuro del SEO

La domanda ora è cosa cambierà adesso per la SEO? Sebbene sia ancora presto per trarre conclusioni definitive, è indubbio che il leak abbia messo in evidenza l’impatto significativo di strategie SEO ben pianificate e la loro importanza per garantire un posizionamento efficace sui motori di ricerca. La discussione in corso tra gli addetti ai lavori non solo conferma il valore del loro lavoro ma offre anche l’opportunità di riflettere su possibili evoluzioni del settore, alla luce di quanto emerso. Il percorso per analizzare e assimilare le informazioni sarà lungo, ma è chiaro che gli sviluppi futuri in ambito SEO saranno inevitabilmente influenzati da questa vicenda.

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